Governare il consumo di suolo: misure, politiche e priorità
Andrea Arcidiacono, Federico Oliva, Stefano Salata
The level of public attention to land take phenomena in Italy is increasing. This happens (not only into academic but) widely at the level of the political debate. Recently, both national and regional levels were involved in a legislative activity for limiting land take. For the first time, the Italian Parliament has acted as a promoter of five different legislative proposals of national reform for land use control. During the last years the national target was to share common methodologies for define and measure the land take, today the target seems to be shifted to the promotion of new national policies, agenda and legislative reforms at different administrative levels to control sprawl and to limit land take. These strategies are aimed to fill the gap with other European countries that, for a long time, are involved in the promotion of integrated policies that keep together measures, indicators, and tools for land take reduction.
The main target of the Italian government is to take position on the land take phenomena. This “first step” could stimulate a new season for the legislative reform of the obsolete national planning law.
This paper will point out some crucial aspects of territorial government and land take limitation: 1) the definition and share of methodologies for land take measurement; 2) the integration between measures, monitoring and tools of land take limitation; 3) the introduction into planning tools of new devices for land take control.
Da poco anche in Italia il dibattito sul consumo di suolo si sta spostando progressivamente dalla semplice denuncia del fenomeno, spesso basata su quantificazioni inattendibili, verso la valutazione di approcci e di politiche capaci di affrontare efficacemente il contenimento dei processi di antropizzazione dei suoli agricoli e naturali. La necessità di risolvere le criticità legate alla misurazione del consumo di suolo nel nostro Paese, che continuano a mostrare l’inadeguatezza delle quantificazioni realizzate a scala nazionale, ancora largamente imprecise nel dimensionare il fenomeno (Settis, 2010) o la disomogeneità delle rilevazioni degli usi del suolo a livello regionale fornite da database non comparabili (Arcidiacono et al., 2011), sembra avere in questi ultimi tempi una minor urgenza rispetto all’opportunità di individuare metodologie, politiche e strumenti operativi in grado di incidere significativamente sull’intensità del consumo di suolo.
D’altronde è pur vero che, in una situazione indiscutibilemente critica per continuità e intensità dei fenomeni di urbanizzazione, le politiche di contenimento del consumo di suolo e dell’urban sprawl diventano determinanti non solo nel garantire un governo e una gestione razionale dei sistemi urbani (Millward, 2006) o per tutelare i caratteri paesistici e produttivi dei suoli agricoli ma più in generale per proteggere e conservare i potenziali ecologici del nostro ambiente e nello specifico per raggiungere l’obiettivo comunitario di riduzione delle emissioni di CO2.
A tal fine le più recenti linee guida della Commissione Europea (European Commission, 2012) richiedono che le politiche di contenimento del consumo di suolo messe in campo dai diversi Stati membri, pur nel riconoscimento della specifica autonomia legislativa, perseguano in modo comune strategie e obiettivi incrementali e graduali di limitazione, mitigazione e compensazione del consumo di suolo, a partire dall’utilizzo di linguaggi e modalità di misurazione dei processi di antropizzazione dei suoli che siano uniformi e confrontabili. (…)
→ L’articolo completo è pubblicato sul numero 33 de ilProgettoSostenibile (vai all’indice)